L'invenzione dei Brutti Buoni
‘Zia’ Italia così la chiamava nonno Ernesto e non è difficile immaginare perché si chiamasse così, era nata infatti nel 1863. Italia è stata per Ernesto come una mamma, è cresciuto con lei, con il suo insegnamento e il suo esempio. A lei dobbiamo l’invenzione dei Brutti Buoni: erano i primi anni del Novecento e all’epoca amministrava il forno Mattei, da donna parsimoniosa e ingegnosa com’era si inventò una ricetta per impiegare i bianchi d’uovo che rimanevano inutilizzati da altre lavorazioni.
Granella di mandorle, zucchero, bianco d’uovo e farina, l’impasto viene colato su fogli d’ostia, infornato e cotto a temperatura non molta alta, in questo modo si ottiene una crosticina croccante all'esterno che racchiude il morbido impasto di pasta di mandorle. Questa specialità ebbe un così grande successo che rimase nella produzione giornaliera del biscottificio!
Nonno Ernesto li spedì anche al Babbo quando era a Napoli come allievo ufficiale:
"9 dicembre 1942...
Forse a quest’ora avrai già ricevuto la visita del Sig. Mormorunni che domenica sul pomeriggio dopo essere stato da noi il mattino, io assente, venne a trovarmi e ti mandai 500 g di B. Buoni..."
Nella lettera del 14 dicembre il babbo scrive così il suo apprezzamento:
"Ieri andai a Napoli, e nella stanza nostra trovai i brutti buoni veramente ottimi, che ho diviso con Carlino e Mario, i quali ne sono rimasti entusiasti."
Ancora oggi sforniamo quotidianamente questi biscotti (una produzione limitata, dai 10 ai 15 kg di BB al giorno). Consigliamo di mangiarli freschi, perché tendono ad indurirsi velocemente; come tutti i nostri prodotti infatti non contengono additivi o conservanti, questo è il limite ma anche il pregio dei nostri Brutti Buoni! Ed è proprio grazie allo stesso motivo che è nata un'altra buona idea...
una ricetta speciale e croccante che vi presenteremo ufficialmente tra qualche tempo!
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