In prima fila
Prato a settembre tra sacro e profano
“Quando io ero più giovane, io sono stato molto randagio: e’ non si fece mai la fiera a Prato, che io non vi andassi...” Così scrive, nel 1500 Niccolò Machiavelli ne “La Mandragola”
Il sacro
Da secoli l’8 settembre, festa della Natività di Maria, è un’importantissima ricorrenza nella quale la città di Prato si stringe attorno alla preziosa reliquia del Sacro Cingolo, custodita da otto secoli nella cattedrale di Santo Stefano.
La Sacra Cintola, chiamata anche Sacro Cingolo, la cintura della Madonna, è considerata fulcro della religiosità cittadina. La reliquia è una sottile striscia (lunga 87 centimetri) di lana finissima di capra, di color verdolino, broccata in filo d’oro, appartenuta secondo tradizione alla Vergine Maria, che la diede a San Tommaso come prova della sua Assunzione in cielo. Tommaso prima di partire per le Indie, affidò la reliquia ad un sacerdote di rito orientale, fino a quando non giunse in possesso di Michele Dagomari da Prato, che nel 1172 la donò alla pieve, diventando, dalla seconda metà del XIII secolo, il fulcro della vita religiosa di Prato e meta di pellegrinaggi. Nel 1329 fu costruito un pulpito esterno alla cattedrale, per le ostensioni pubbliche della santa reliquia. Un secolo dopo, fu sostituito dall’attuale eseguito da Donatello e Michelozzo.
Nei secoli la Cintola è divenuta un oggetto di venerazione e di culto la cui fama ha oltrepassato le mura cittadine, richiamando fedeli e pellegrini da città e terre anche lontane; fra questi si possono ricordare San Francesco (nel 1212), Alessandro V e il Re Luigi d’Angiò (nel 1409), San Bernardino (nel 1424), Papa Eugenio IV e l’Imperatore bizantino Giovanni Paleologo (nel 1439), Giovanna d’Austria (nel 1565), Maria de’ Medici (nel 1600), Papa Pio VII (nel 1804 e nel 1815), Papa Pio IX (nel 1857)e infine, venendo ai giorni nostri, Papa Giovanni Paolo II (19 marzo 1986). Ultimo pontefice che ha venerato la reliquia è stato Papa Francesco nel 2015.
Il profano
I giorni precedenti e i successivi a questa ricorrenza, si svolgeva in Prato la più importante fiera (mercato) della Toscana, per questo motivo l’8 settembre a Prato è meglio conosciuto come Madonna della Fiera.
La città si riempiva di pellegrini e di mercanti ed era piena di bancarelle che vendevano di tutto, naturalmente anche i Biscotti di Prato. Come ci riporta anche l’architetto Le Courbusier: “(..)il giorno in cui ci andai, non c’era un metro quadro di strada che non fosse occupato come una vetrina da biscotti, di tutte le forme, di tutti i gusti, e senza dubbio anche di diverse provenienze; è il caso di dire che quel certo giorno fosse esattamente quello della sagra annuale. Pensavo a Port Tarascon e al suo farmacista: facciamo chiasso, facciamo chiasso! era a chi gridava più forte; e tutto questo portava a dei caroselli, ricordo commovente della nostra cara piazza del Ga! Fortunatamente i piccoli folletti del pulpito di Donatello danzavano secondo un’altra musica, era più armonioso e più artistico”. Estratto della cartolina dell’13 settembre del 1907 le Corbuosier
A Prato si dice: Un gran bosco a baccano!
Ancora oggi il mese di settembre è divenuto per la città un periodo dedicato alla festa e allo spettacolo.
Dopo due anni di festeggiamenti molto esigui, (a causa delle restrizioni) quest’anno la piazza del Duomo viene nuovamente allestita con delle tribune e un palco, dove si esibiranno vari artisti.
Ecco cosa vi aspetta: